Antonio Valente
Antonio Valente nacque a Sora il 14 luglio 1894, figlio dell'ingegnere Vincenzo Valente e di Cecilia Franchi. Lasciò presto la sua città natale per portarsi nella capitale dove nel 1912 curò il primo allestimento scenico al teatro Argentina per la regia di Anton Giulio Bragaglia. Si iscrisse alla Scuola Superiore di Ingegneria a Roma per assecondare la volontà dello zio paterno, ingegnere, presso il quale viveva dall’età di sei anni a causa della morte del padre1. Decise tuttavia che la sua vera aspirazione era tutt’altra iscrivendosi dapprima alla Scuola Superiore di Architettura e, più tardi, al Corso Superiore di Urbanistica. Pur rimanendo iscritto all’università condusse prevalentemente attività giornalistica di recensione e critica teatrale per diverso tempo e fino alla prima guerra mondiale dove fu arruolato da ufficiale. Fu congedato nel 1917 per la grave ferita alla mano sinistra riportata al fronte2. Si laureò in architettura all’età di trentatrè anni (nel 1927).
Dopo l’esperienza bellica, ancora giovane studente, la curiosità di apprendere e di misurarsi lo spinse nel nord Europa nelle cui maggiori capitali si stavano compiendo le più avanzate attività teatrali. Nel 1919 curò la scena di Per fare l’alba, di Rosso di San Secondo per spostarsi a soggiornare nel 1923 a Parigi dove presentò degli sketches al teatro d’avanguardia Vieux-Colombiere sui testi di Antonio Aniante3 incontrato in un atelier di Montparnasse dove lavoravano anche Campigi e Alvaro4.
Soggiornò a lungo in Germania dal 1923 (a Berlino espose alla galleria Der Sturm nel 19235) e nel Regno Unito accumulando nozioni e competenze nei settori di maggior interesse personale fra i quali le automazioni del palcoscenico in funzione della tecnica per il cambio della scena e delle luci. In particolare queste ultime hanno per lui sempre rappresentato la più grande fonte di applicazione di spunti per la scena, l’architettura e l’arredamento. Si ricordino le lampade progettate e realizzate con grande fantasia e colore che prese la denominazione di “luce psicologica”6.
Tornato in Italia nel 1923, prese parte alla XCVI Esposizione della Galleria d'Arte Bragaglia con una serie di acquerelli apprezzati da Prampolini7. Mosse i suoi passi negli ambienti culturali improntati al Futurismo8. Nel 1925 collaborò con il “Teatro degli Indipendenti” di Anton Giulio Bragaglia del quale fu uno dei collaboratori più preziosi, poi con la compagnia di Tatiana Pavlova9. AI teatro la Fenice di Venezia organizzò la propria compagnia di balletti italo-russi e la cura della scenografia attraverso scene mutabili alla vista mediante effetti di luci colorate. Tra il 1925 e il 1926 partecipò all'Esposizione d'Arte futurista che si tenne al Palazzo Madama di Torino10.
Espone alla International Theatre Exposition di New York (1926)11, ed a Vienna, alla quale partecipano i più importanti nomi della scenografia internazionale. Nel febbraio del 1927 si laureò in Architettura con una tesi che ha per oggetto la costruzione di un Teatro di posa12. Dopo gli studi ha tempo per progettare il palcoscenico mobile tripartito13 a piani slittanti. Incominciò l’attività strettamente legata all’architettura che proseguì prevalentemente fino alla 2ª guerra mondiale poiché in parte legata alla cultura del regime fascista. Fu infatti uno dei curatori della Mostra del Decennale della Rivoluzione Fascista. Fu incaricato della progettazione e realizzazione del Centro Sperimentale di Cinematografia, l’importante complesso di edifici che ospitavano l’ente fortemente voluto dal Duce come strumento per la produzione della propaganda attraverso la filmografia e la cinematografia. Qui insegnò a lungo Scenotecnica fino al 1968.
Si occupò della progettazione di sale cinematografiche, teatri (Tirrenia, Bucarest, azienda De Paolis al quartiere Tiburtino di Roma14), studi cinematografici. Dal dopoguerra spostò gli interessi verso l’urbanistica progettando alberghi, architetture religiose, ville in Italia e all’estero. Rimase ugualmente legato all’attività di scenografo anche dopo la guerra. Negli anni cinquanta e sessanta del Novecento si occupò della progettazione del complesso turistico del Circeo realizzando fino a circa 120 fra ville e alberghi15.
Il mondo degli studiosi, seguiti da sempre più ampi settori della cultura italiana in generale, non potevano non accorgersi di un personaggio tra i protagonisti principali della storia dell’arte e della architettura del Novecento. Forse tardivamente gli è stata rivolta l’attenzione che merita di fronte all’imponente mole di lavori che ha lasciato anche nell’ambito della scenografia teatrale e cinematografica come innovatore e inventore16 di trovate ed espedienti tecnico-scenici. A lui dobbiamo l’invenzione dei “carri di Tespi” (per i quali gli fu conferita la nomina a Cavaliere della Corona d’Italia)17, palcoscenici popolari itineranti per la diffusione capillare del teatro, attrezzati di tutto punto per piccoli spettacoli all’aperto.
Morì a Roma il 30 giugno 1975 quasi dimenticato dal mondo culturale del tempo. L’8 maggio del 1977 la città di San Felice Circeo gli volle riservare un tributo intitolandogli il piazzale del faro18. Nel 1989 gli fu intitolato l’Istituto Statale d’Arte di Sora19.
Raccolta Note
1. Collarile e Muratore 2010, p. 121.
2. Collarile e Muratore 2010, p. 121.
3. Verdone 1978, p. 464.
4. Collarile e Muratore 2010, p. 121.
5. Collarile e Muratore 2010, p. 122.
6. Verdone 1978, p. 464.
7. Collarile e Muratore 2010, p. 122.
8. Verdone 1978, p. 464.
9. Verdone 1978, p. 464.
10. Collarile e Muratore 2010, p. 123.
11. Verdone 1978, p. 466.
12. Collarile e Muratore 2010, p. 123.
13. Verdone 1978, p. 466.
14. Verdone 1978, p. 466.
15. Collarile e Muratore 2010, p. 127-128.
16. Verdone 1978, p. 463.
17. Collarile e Muratore 2010, p. 124.
18. Verdone 1978, p. 463.
19. Collarile e Muratore 2010, p. 129.
Bibliografia
AA,VV., Antonio Valente, Roma, tip. dell’Orso, 1978;
Cardone, L. - Cuccu L. (a cura di), Antonio Valente. Il cinema e la costruzione dell'artificio, Pisa, ETS, 2005;
Collarlile L. e Muratore G., Antonio Valente Archiscenotecnicopittorcinecostumistartista, Roma 2010;
Isgrò G., Antonio Valente Architetto scenografo e la cultura materiale del teatro in Italia fra le due guerre, Palermo, S.F. Flaccovio editore, 1988;
Farinetti P., "Antonio Valente", in Grande Dizionario Enciclopedico, volume XX, IV ed., UTET, Torino 1995;
Gardellini P., Antonio Valente e il costume di scena, S.l., s.n., 1978;
Verdone M., Antonio Valente architetto e scenografo, Pomezia, Staderini, 1978;
Rizzello M., Parigi e Berlino: due tappe significative per l'attività dell'architetto-scenografo Antonio Valente, in Terra dei Volsci, Associazione culturale Media Valle del Liri, 1992, 1, p. 59-[73];
Zippel P., "Antonio Valente", in Enciclopedia Italiana di scienze, lettere ed arti, 1979-1992, Treccani, Roma 1994;